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Uccello del Paradiso

26 aprile 2011

Non fraintendetemi, questo post, seppure il nome possa trarre in inganno, non ha nulla a che fare con la storia di Kawasaky di qualche giorno fa..

Questa, parla, di un mercatino dell’usato, dell’amore a prima vista per un quadro ad acquerello qualunque, ed il lento innamoramento per l’ornitologia.

Riratto, in tenui colori pastello, è l’Uccello del Paradiso, volatile dalle lunghe piume di origini esotiche, ma preceduto da una strana leggenda che potete leggere, per sfamare la curiosità, dopo la foto…

L’Uccello del Paradiso è un animale favoloso che originò in Europa tre secoli di leggende. Sembra che le spoglie di questo uccello siano giunte in Europa con l’unica nave della flotta di Magellano che aveva fatto ritorno in patria. Gli indigeni effettuavano su alcuni uccelli determinate lavorazioni: dopo aver tolto le zampe, le ossa e le interiora, lasciavano essiccare la pelle dell’animale, che rimaneva in questo modo gonfia e intatta, anche se vuota, con l’effetto di un’incredibile leggerezza. Successivamente, innestavano su questa pelle numerose variopinte penne esotiche. Gli occidentali non si resero conto della lavorazione e considerarono questi trofei come i resti di strani animali senza zampe. La leggenda che si creò era che gli uccelli del paradiso, privi di zampe, non si posavano mai al suolo, volando e fluttuando perennemente, nutrendosi di rugiada e nettare. La riproduzione sarebbe avvenuta deponendo le uova sul dorso del maschio, che aveva un’apposita cavità per contenerle.
L’Uccello del Paradiso in epoca barocca era simbolo di vicinanza a Dio e distacco dal mondo. Solo nel XIX secolo, la ricerca zoologica eliminò questa credenza tanto misteriosa quanto assurda.

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